B) LE MIGRAZIONI SANITARIE PER CURE DEI PAZIENTI ONCOLOGICI.
1b) Premessa
L'analisi su cui si basa il presente documento è stato elaborata, per quanto attiene le migrazioni sanitarie interregionali, utilizzando i dati relativi alle schede di dimissione ospedaliera, provenienti dalle singole regioni italiane, in possesso del Dipartimento della Programmazione del Ministero della sanità. Le SDO relative l'anno 1997, riguardano tutti i ricoveri avvenuti negli ospedali pubblici (presidi ospedalieri, ed aziende ospedaliere), negli I.R.C.C.S. nelle case di cura convenzionate e nelle case di cura non convenzionate. Per queste ultime, permangono dei dubbi sulla completezza dei dati.
I dati si riferiscono ai ricoveri in regime ordinario ed attengono al numero dei ricoveri, non al numero di soggetti ricoverati e si riferiscono esclusivamente alle patologie neoplastiche dell'adulto.
Le neoplasie da monitorizzare, sono state scelte in base a due criteri:
2b) Considerazioni sul bilancio migratorio delle diverse regioni e la mobilità dei pazienti oncologici per regione
I ricoveri dei cittadini italiani ammalati di tumore maligno, che avvengono in regioni diverse da quella di residenza rappresentano un fenomeno imponente. Infatti, nel 1997 essi sono stati oltre 73.000, a fronte di un totale di ricoveri per neoplasia che sono stati 726.000.
Alle evidenti implicazioni di carattere economico correlate al fenomeno migratorio, si associano i disagi ed i problemi che i pazienti oncologici e le loro famiglie devono affrontare, nell'allontanarsi dal consueto luogo di residenza.
Il fenomeno migratorio per cure oncologiche, divide le regioni italiane in tre gruppi:
La maggior parte delle regioni del Sud appartiene a quest'ultimo gruppo.
Per l'anno 1997, la regione che attrae il maggior numero di pazienti residenti fuori del proprio territorio è la Lombardia, con circa 19.500 ricoveri, pari al 12,3% di tutti i ricoveri avvenuti nelle strutture territoriali. Ad essa seguono il Lazio, con circa 9.900 ricoveri, pari al 10,4 di tutti i ricoveri e l'Emilia e Romagna, con quasi 9.000 ricoveri, pari all'11.8 % del totale dei ricoveri.
Al contrario, la regione che perde il maggior numero di pazienti oncologici è la Sicilia, con circa 8700 ricoveri fuori regione Tale dato è comunque da considerare con cautela, per la possibile incompletezza delle informazioni. Alla Sicilia seguono la Campania, con circa 8.300 ricoveri fuori regione e la Calabria, con circa 7.000 ricoveri extraregione.
Più in generale si osserva che la mobilità interregionale dei residenti nel Centro-Nord riguarda prevalentemente spostamenti in regioni limitrofe, nelle regioni del Sud si nota una tendenza agli spostamenti di lunga distanza. Infatti, per quanto attiene la Lombardia, più di 10.000 sui 19.000 ricoveri suddetti, riguardano pazienti provenienti da regioni meridionali.
3b) La mobilità per patologia
Le patologie oncologiche che più frequentemente comportano una migrazione sanitaria sono:
La percentuale maggiore di migrazioni sanitarie si riscontra nelle neoplasie del connettivo e dei tessuti molli (23%), seguiti dai linfomi (22.1%), dai tumori dell'encefalo (17%) e da quelli dello stomaco (14.8%)
Sempre in termini proporzionali i tumori del colon (6.4 %9, della prostata (7.2%) comportano meno frequentemente migrazioni interregionali.
L'analisi dei dati evidenzia che il fenomeno migratorio per patologia oncologica avviene sia per alcune patologie considerate piuttosto rare, (i tumori del connettivo, i tumori dei tessuti molli i tumori dell'encefalo) sia per alcune tra le patologie oncologiche maggiormente incidenti, quali le neoplasie mammarie, le neoplasie polmonari o i linfomi.
Pertanto la mobilità per patologia oncologica riguarda sia le neoplasie per le quali è prevedibile il coinvolgimento di strutture altamente specializzate, che le neoplasie per le quali le tecniche terapeutiche sono più facilmente disponibili ed ampiamente standardizzate. Le neoplasie maligne della mammella rappresentano un chiaro esempio di quanto anzidetto. Basti dire che in termini percentuali l'11.3 % dei ricoveri extraregionali è attribuibile a questa patologia. Inoltre la migrazione non si limita a spostamenti in regioni limitrofe, ma presenta linee di attrazione a lunga distanza. La regione che di gran lunga ricovera, per ca. della mammella è la Lombardia, seguita, a notevole distanza dal Lazio e dall'Emilia Romagna.
Anche per questa patologia le regioni del Sud mostrano un elevato livello di non autosufficienza.
I tumori dell'encefalo rappresentano un esempio di patologia relativamente rara, il cui trattamento in pochi centri di riferimento ad alta specializzazione potrebbe meglio garantire un adeguato livello terapeutico. Anche questa patologia é caratterizzata da forti fenomeni migratori. Infatti, a fronte di un totale di circa 11.000 ricoveri avvenuti nel 1997, 2250 sono avvenuti fuori della regione di residenza. Anche per questa patologia sono soprattutto le regioni del sud a determinare i maggiori flussi migratori, diretti, verso la Lombardia e moderatamente verso il Veneto l'Emilia Romagna ed il Lazio.
4b) Le Migrazioni sanitarie all'estero
L'esame dei dati, relativi alle migrazioni sanitarie all'estero per cure dei pazienti oncologici, forniti dal Dipartimento delle professioni sanitarie del Ministero, relativi l'anno 1997, conferma l'importanza in termini numerici del fenomeno.
La migrazione all'estero dei cittadini Italiani costituisce per dimensioni un fenomeno unico in Europa, estremamente rilevante pertanto sia dal punto di vista economico che sociale. Le motivazioni sottese a tale fenomeno sono legate a richieste autorizzative per prestazioni chemioterapiche, radioterapiche, diagnostiche e neurochirurgiche. Dall'analisi dei modelli autorizzativi rilasciati dai centri regionali di riferimento emergere una certa disomogeneità nelle prassi autorizzative regionali, nella completezza del flusso informativo, della congruità della autorizzazione rispetto al trattamento che sarà effettuato all'estero.
5b) Conclusioni
Per quanto attiene le migrazioni sanitarie all'interno del territorio nazionale, le schede di dimissione ospedaliera, nel loro complesso e per le patologie osservate, hanno messo in evidenza un forte flusso migratorio dal sud verso il Nord. Come già espresso, il fenomeno non è esclusivamente legato all'insorgenza di forme neoplastiche rare che potrebbero essere motivate dalla necessità di afferire in strutture e competenze di alta specialità, ma anche patologie per le quali sono ampiamente diffusi, standardizzati e condivisi i protocolli diagnostico-terapeutici. In questi ultimi casi quindi il trattamento dei pazienti oncologici dovrebbe poter avvenire all'interno della regione di provenienza. Risulta pertanto urgente procedere ad un'analisi, che tenda ad individuare le specifiche prestazioni per le quali avviene la migrazione. Tale studio deve essere finalizzato anche a distinguere le migrazioni così dette di comodo, cioè legate alla vicinanza geografica ad un centro di diagnosi e cura delle malattie oncologiche, dalle migrazioni legate ad una effettiva carenza di offerta di servizi in loco.
L'analisi di tali informazioni potrà consentire il perseguimento di obiettivi di programmazione sanitaria, che tendano:
Per quanto attiene il fenomeno migratorio extranazionale, appare opportuno