8) CANCEROGENI AMBIENTALI
Il PSN, pur ascrivendo al contesto ambientale e all'inquinamento atmosferico un ruolo importante per la salute dei cittadini, ha reso esplicita l'oggettiva difficoltà nella elaborazione di obiettivi specifici. Tra le misure indicate nel P.S.N. per ridurre l'inquinamento atmosferico, vengono qui sotto indicate quelle che si prestano ad iniziative in contesti regionali o comunali.
Le evidenze disponibili
1. Inquinamento atmosferico
L'inquinamento atmosferico è un fenomeno complesso che coinvolge un largo numero di inquinanti, che vanno incontro a continue trasformazioni chimiche e fisiche. Fra gli agenti inquinanti numerose sono le sostanze considerate cancerogene per l'uomo come gli idrocarburi policiclici aromatici, il benzene, l'amianto, l'arsenico ed alcune nitrosamine. A questi si aggiungono sostanze irritanti come l'anidride solforica, l'ossido di azoto, l'ozono, il particolato fine, etc. La relazione fra agenti inquinanti tossici, quali compaiono nell'aria ambiente in complesse miscele ed effetti sulla salute è stato l'oggetto di un grande numero di indagini epidemiologiche.
Dall'insieme di questi dati e dall'evidenza epidemiologica disponibile, si ritiene giustificata la preoccupazione che l'esposizione mista a sostanze con proprietà cancerogene aumenti il rischio di tumore, ed in particolare dell'apparato respiratorio. Tuttavia, la valutazione della dimensione del rischio legato all'esposizione a concentrazioni basse per periodi prolungati e con inizio talora nelle prime età della vita, è tuttora oggetto di studio, anche a causa delle difficoltà esistenti nella definizione dell'esposizione e di fattori confondenti come il fumo.
Va inoltre sottolineata, seppur sulla base di una evidenza epidemiologica più limitata, la possibilità di un eccesso di neoplasie per altre sedi specifiche, ed in particolare per i tumori e le leucemie infantili.
In relazione ad altre patologie, numerosi sono gli studi che hanno evidenziato un'associazione tra livelli elevati d'inquinamento e mortalità generale, ricoveri ospedalieri per cause cardiovascolari e respiratorie e prevalenza di malattie respiratorie in età pediatrica.
Tutti questi elementi concorrono a confermare che l'inquinamento atmosferico è una fonte di danno alla salute per le popolazioni esposte, che esige l'elaborazione di strategie preventive. In questo senso va migliorato e reso più efficiente il monitoraggio delle caratteristiche e dei livelli dell'inquinamento. Non va dimenticato, infatti, che le tre maggiori componenti dell'inquinamento atmosferico: industria, combustione domestica e traffico veicolare, hanno tendenze temporali e dimensioni molto diverse nelle diverse aree italiane. Pur tenendo conto della limitata disponibilità dei dati, le prime due componenti sono tendenzialmente in diminuzione a partire dagli anni '70, mentre, a partire dallo stesso periodo, si fa sempre più importante nei centri urbani italiani il contributo dato all'inquinamento dell'aria dal traffico veicolare, che è oggi la maggior fonte di inquinamento atmosferico. Di conseguenza, le emissioni veicolari costituiscono l'esposizione che può maggiormente contribuire nell'immediato e medio futuro ad un aumento del rischio per tumori, soprattutto respiratori, nelle popolazioni esposte.
Una particolare attenzione va dedicata alla pericolosità delle emissioni derivanti dai motori a combustione diesel per i quali esistono consolidate evidenze di tipo sperimentale ed epidemiologico che indicano un ruolo specifico di questa esposizione nella eziologia del tumore polmonare.
Queste osservazioni impongono l'adozione di politiche di contenimento delle emissioni nel rispetto delle normative nazionali e comunitarie con il coinvolgimento di diversi attori: industria, autorità locali, associazioni di consumatori, organismi di controllo, mezzi di informazione, ecc.. E', infatti, del tutto evidente che nessuna politica ambientale in questo settore potrà essere coronata da successo senza il coinvolgimento dei cittadini e delle loro abitudini che si affianchi a un comportamento coerente e coraggioso delle amministrazioni e dei produttori. Inoltre, in considerazione dei lunghi tempi di latenza tra esposizione e insorgere di patologie tumorali, nonché degli effetti dell'inquinamento sulle patologie respiratorie in età pediatrica, ogni ulteriore ritardo nell'adozione di politiche di controllo porterà inevitabilmente a un aggravamento ulteriore dell'impatto sulla salute nei prossimi decenni con un conseguente aggravio dei costi sanitari ed economici per gli individui e la società nel suo complesso.
2. Esposizione ambientale ad amianto
E' noto dalla letteratura scientifica internazionale che l'esposizione a fibre di amianto di tipo ambientale, non professionale, ma associata alla residenza in prossimità di luoghi nei quali l'amianto è lavorato, è in grado di causare il mesotelioma pleurico.
In Italia, come in generale in Europa, la frequenza del mesotelioma pleurico è in aumento. Dei circa 1000 nuovi casi l'anno, si stima che la maggior parte riguardi i lavoratori esposti per motivi professionali, ma un certo numero di casi si sviluppa in soggetti che sono stati esposti all'amianto nell'ambiente generale in assenza di documentate esposizioni professionali. Le segnalazioni sinora disponibili riguardano soggetti residenti presso gli stabilimenti per la produzione di manufatti in cemento-amianto, presso i cantieri navali e inoltre in situazioni isolate dove si è fatto uso di materiale da costruzione contaminato con tremolite. Non esistono al momento attuale stime quantitative del numero di mesoteliomi pleurici associati ad esposizione ambientale ad amianto nel nostro paese.
Il quadro normativo sull'amianto è in Italia definito dalla legge n. 257 del 1992, che ha sancito la dismissione dell'uso dell'amianto nel nostro paese. I complessi problemi tecnologici, ambientali, sanitari e giuridici connessi con l'attuazione della legge 257 sono stati oggetto nel marzo 1999 della Conferenza Nazionale sull'Amianto, organizzata dalla Presidenza del Consiglio. Il documento conclusivo della Conferenza contiene un articolato elenco di raccomandazioni alle quali si rinvia per una trattazione più esaustiva.
Si raccomanda che, a livello regionale, siano sviluppate azioni volte al monitoraggio sistematico della applicazione della normativa relativa all'abbandono dell'amianto e per la riduzione della esposizione nei gruppi a rischio e nella popolazione generale, comprensivo delle problematiche legate alle azioni di decoibentazione e stoccaggio e di quelle derivanti dalla diffusione dell'amianto attraverso il traffico veicolare. Particolare rilevanza riveste inoltre la verifica di assenza o il grado di pericolosità degli eventuali sostituti dell'amianto, onde garantire che la sostituzione dell'amianto, con altri materiali, non sia all'origine di nuovi rischi per la salute dei lavoratori. Inoltre, si raccomanda che gli aspetti relativi alla esposizione delle popolazione ed all'eventuale rischio per la salute siano sistematicamente compresi nelle relazioni di valutazione ambientale, realizzando in tal senso una integrazione di competenze ambientali e sanitarie finalizzate ad un più completo controllo del rischio cancerogeno. Tale integrazione può essere realizzata a livello locale tramite azioni concertate fra Agenzie per la protezione ambientale ed istituzioni sanitarie (in particolare gli Istituti a carattere scientifico, le Agenzie Sanitarie Regionali, i Dipartimenti di prevenzione delle aziende USL, e le altre eventuali competenze epidemiologiche), coordinate e promosse dai Governi Regionali. Si raccomanda inoltre che nell'ambito di tali azioni sia compresa la identificazione e la sorveglianza epidemiologica delle popolazioni a rischio e degli ex-esposti, anche al fine della adeguata identificazione dei casi di neoplasia asbesto-correlata, come previsto dalla attuale normativa.
Le strategie per l'intervento
E' indispensabile sottolineare la rilevanza delle problematiche del traffico, e nello specifico dell'inquinamento atmosferico, nel definire le politiche nazionali del trasporto e dell'ambiente. Ogni scelta programmatica di carattere nazionale e locale dovrebbe tener conto della componente salute. (Piani per la Salute zonali) E' evidente che gli interventi di natura complessiva dovrebbero interessare l'intera organizzazione urbanistica delle città, come ad esempio la separazione drastica dei flussi veicolari dalle aree di permanenza della popolazione e la creazione di una rete efficiente di trasporto urbano non inquinante. In tale ottica dovrebbero essere facilitate le iniziative volte a limitare il traffico privato nell'ambito urbano, al potenziamento del trasporto pubblico, all'esclusivo uso di auto catalizzate, alla limitazione della circolazione nell'ambito urbano dei ciclomotori a due tempi, al posizionamento dei distributori di carburante lontano dalle abitazioni e dai presidi scolastici.
L'orientamento verso politiche più restrittive sulla circolazione di auto private, d'altra parte, è stato anche sancito dalla recente Conferenza Interministeriale di Londra, dove i ministri di Sanità, Ambiente e Trasporti di 54 paesi hanno sottoscritto un documento con precisi impegni programmatici.
Tutte le azioni indicate dovrebbero essere accompagnate da un progetto strategico italiano, fortemente caratterizzato dal punto di vista epidemiologico, sulle caratteristiche degli inquinanti urbani, sull'impatto di questi sulla salute della popolazione, sulle efficacia delle politiche e delle strategie preventive proposte ed adottate. È da ricordare la necessità di una attenta sorveglianza degli effetti sanitari delle emissioni derivanti dai grandi complessi industriali e per la produzione di energia elettrica e dagli impianti di incenerimento.
Raccomandazioni specifiche
Coerentemente con gli impegni presi a livello Europeo, si raccomanda la introduzione nei PSR di azioni concertate con gli altri soggetti pubblici e privati competenti, volte a salvaguardare la salute della popolazione residente rispetto a fonti inquinanti ambientali ed in particolare al traffico veicolare. Tali azioni dovranno tenere conto delle particolarità delle problematiche locali, con particolare riferimento ai centri urbani ed alle grandi direttrici di traffico. In particolare, si raccomanda che gli aspetti relativi alla esposizione delle popolazioni ed all'eventuale rischio per la salute siano sistematicamente compresi nelle relazioni di valutazione ambientale, realizzando in tal senso una integrazione di competenze ambientali e sanitarie finalizzate ad un più completo controllo del rischio cancerogeno. Tale integrazione può essere realizzata a livello locale tramite azioni concertate fra Agenzie per la protezione ambientale ed Istituzioni sanitarie (in particolare gli IRCCS, le Agenzie Sanitarie Regionali, i Dipartimenti di prevenzione delle aziende USL, e le altre eventuali competenze epidemiologiche), coordinate e promosse dai Governi Regionali.
Si raccomanda l'elaborazione di un progetto integrato di respiro nazionale per la valutazione dell'impatto dell'inquinamento ambientale sullo stato di salute della popolazione, anche in rapporto alle strategie di contenimento delle emissioni nell'ambiente urbano.
Si raccomanda, infine, la ricerca e lo sviluppo di metodi efficaci per l'informazione corretta alla popolazione sui rischi da esposizione ambientale anche in relazione al livello di percezione del rischio.