CPR-SRP 8.3.01 - Piano oncologico nazionale - Parte II - Gli obiettivi specifici intermedi: obiettivo specifico intermedio n° 4 - Prevenzione primaria dei tumori: radon

Piano oncologico nazionale - Parte II - Gli obiettivi specifici intermedi: obiettivo specifico intermedio n° 4: prevenzione primaria dei tumori

(Conferenza permanente per i rapporti tra lo stato le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, provvedimento 8 marzo 2001)

5) RADON

Il problema dei rischi sanitari connessi alla presenza del radon negli edifici è affrontato esplicitamente nel Piano Sanitario Nazionale 1998-2000. Gli obbiettivi sono l'intensificazione della ricerca scientifica nel settore e la riduzione della concentrazione di radon nelle abitazioni ed in altri luoghi chiusi. Dovranno essere attivate azioni per l'identificazione delle situazioni con una concentrazione di radon più elevata, la predisposizione di norme specifiche, lo studio di adeguate azioni di rimedio, la formazione professionale e l'informazione della popolazione

Gli effetti sanitari del radon

L'esposizione al radon ed ai suoi prodotti di decadimento è un fattore di rischio per il tumore polmonare ed è generalmente considerata come una delle principali cause di tale neoplasia, dopo il fumo di sigaretta. L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato tali radionuclidi tra le sostanze cancerogene di gruppo 1. Si stima che il rischio individuale sull'intera vita dovuto all'esposizione continua a 100 Bq/m3 sia dell'ordine di 1%, con un'incertezza stimabile in un fattore 3.

A tutt'oggi le incertezze sulle stime quantitative del rischio sono rilevanti, anche se minori di quelle relative a molti altri cancerogeni, in particolare per quel che riguarda l'estrapolazione alla popolazione esposta in ambienti domestici, l'entità del sinergismo con il fumo di sigarette ed il rischio per i non fumatori.

La situazione in Italia

L'esposizione della popolazione in Italia è stata valutata tramite un'indagine nazionale, promossa e coordinata dall'istituto Superiore di Sanità e dall'ANPA in collaborazione con le Regioni su un campione di 5000 abitazioni. Tale indagine condotta negli anni 1989-96 ha permesso di stimare la distribuzione della concentrazione di radon nelle abitazioni, il cui valore medio è risultato di 75 Bq/m3, cui corrisponde, secondo una stima preliminare, un rischio individuale sull'intera vita dell'ordine di 0.5%. Indagini effettuate in scuole materne ed elementari di sei regioni italiane hanno messo in evidenza che anche in questa tipologia di edifici si riscontrano livelli equivalenti o superiori a quelli delle abitazioni. Sulla base di tali dati, è stato stimato che il 5-15% dei circa 30.000 tumori polmonari l'anno, che si verificano in Italia, sono attribuibili al radon.

La maggior parte dei tumori attribuibili al radon è dovuta all'interazione radon-fumo.

In Italia, a differenza di molti paesi Europei, non esiste al momento normativa in materia di radon. A livello comunitario, una raccomandazione del 1990, prevede l'adozione per le abitazioni esistenti di un livello di riferimento di 400Bq\m3 sopra il quale effettuare interventi per ridurre la concentrazione di radon e, per le abitazioni future, l'adozione di un limite superiore di 200Bqm3. Inoltre la direttiva 96-29 Euratom, in materia di radioprotezione, prevede che gli stati membri emanino una normativa per il radon nei luoghi di lavoro entro il maggio del 2000.

Con l'indagine nazionale nelle abitazioni si è stimato che in circa l'1% di esse (circa 200.000 abitazioni) vi è una concentrazione di radon superiore ai 400Bq e in circa il 4% delle abitazioni (circa 800.0000) si superano i 200 Bq.

Una situazione non molto diversa è prevedibile anche per le scuole ed i luoghi di lavoro. I livelli di riferimento citati sono livelli normativi e non soglie di pericolo, in quanto il rischio di tumore polmonare associato all'esposizione a radon è, allo stato attuale delle conoscenze, un effetto senza soglia.

L'efficacia degli interventi.

Dal punto di vista tecnico le azioni preventive più studiate si riferiscono a sistemi per ridurre l'ingresso nelle case monofamiliari del radon proveniente dal suolo. Con tali sistemi si ottiene anche una riduzione del 90% della concentrazione del radon. Per gli edifici di grandi dimensioni i risultati sono generalmente inferiori. Per le situazioni per le quali i materiali da costruzione contribuiscono in maniera rilevante, non sono ancora stati trovati rimedi efficaci e duraturi e l'unico approccio si basa sull'uso di materiali che emanano poco radon.

Raccomandazioni specifiche

Il PSN 1998-2000 si pone come obiettivo la riduzione del rischio di tumore polmonare derivante dall'esposizione a radon nelle abitazioni ed in altri luoghi chiusi, tramite azioni e raccomandazioni specifiche che sono qui riprese e puntualizzate. Le azioni suggerite costituiscono i primi elementi del "Programma nazionale radon" pluriennale - da effettuarsi in collaborazione con altri enti ed amministrazioni, in analogia a quanto fatto in altri Paesi Europei - la cui elaborazione complessiva è promossa da parte del Ministero della Sanità.

Emanazione di linee guida per l'individuazione delle aree e degli edifici con concentrazione di radon più elevata, sia per i luoghi di lavoro e le scuole (oggetto dell'imminente recepimento della direttiva europea 96/29) sia per le abitazioni. Lo strumento principale saranno adeguate campagne di misura, da effettuarsi in collaborazione tra il SSN e i laboratori regionali per il controllo della radioattività ambientale. Tali laboratori, realizzati dal Ministero della Sanità dopo l'incidente di Chernobyl generalmente presso i Presidi Multizonali di Prevenzione, e in molti casi già transitati alle Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale partecipando all'indagine nazionale sul radon nelle abitazioni, hanno acquisito una notevole esperienza, e sono dotati della strumentazione necessaria.

2. Promozione di un'indagine epidemiologica multicentrica per la stima del rischio radon tra i soggetti non fumatori, che coinvolga le Regioni in cui sono stati riscontrati i valori medi più alti di concentrazione di radon nelle abitazioni, al fine di valutare il numero di casi di tumore polmonare attribuibili al radon tra i non fumatori.

3. Predisposizione di una normativa specifica per il radon nelle abitazioni, che si armonizzi con quella per i luoghi di lavoro, che sarà contenuta nel recepimento della direttiva europea 96/29.

4. Raccolta sistematica dei dati relativi alle misurazioni di concentrazione di radon ed alle azioni di rimedio o preventive sugli edifici, al fine di valutare l'efficacia degli interventi in termini di numero di edifici individuati con alti valori di concentrazione di radon, di percentuale di tali edifici "risanati", e di entità e durata della riduzione della concentrazione di radon.

5. Emanazione di linee guida per la formazione del personale del SSN e per una corretta informazione della popolazione. Ciò si rende particolarmente utile anche in vista dell'imminente recepimento della direttiva europea 96/29.


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