CPR-SRP 8.3.01 - Piano oncologico nazionale - Parte II - Gli obiettivi specifici intermedi: obiettivo specifico intermedio n° 4 - Prevenzione primaria dei tumori: esposizioni in ambiente di lavoro

Piano oncologico nazionale - Parte II - Gli obiettivi specifici intermedi: obiettivo specifico intermedio n° 4: prevenzione primaria dei tumori

(Conferenza permanente per i rapporti tra lo stato le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, provvedimento 8 marzo 2001)

4) ESPOSIZIONI IN AMBIENTE DI LAVORO

Il PSN fa riferimento all'ambiente di lavoro nelle "azioni da sviluppare nei piani regionali e aziendali". Alcune azioni sono pertinenti alla prevenzione dei tumori, quali le seguenti:

Le evidenze disponibili

Sono stati identificati come cancerogeni dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) numerosi agenti, processi produttivi ed esposizioni lavorative. Si ritiene che le esposizioni professionali contribuiscano ad almeno il 3-4% di tutta la patologia neoplastica, con una percentuale maggiore per alcune sedi tumorali come il polmone (fino al 40%) o la vescica (fino al 25% circa). Esiste, tuttavia, un divario notevole tra il numero di tumori professionali stimati sulla base delle indagini epidemiologiche e il numero molto inferiore dei tumori indennizzati. Nel quinquennio 1993-97 sono stati riconosciuti e indennizzati in Italia 476 casi di tumore di origine professionale, a fronte di un numero (desumibile dalle suddette stime della letteratura scientifica) dell'ordine delle migliaia per anno. Si consideri che solo l'amianto causa ogni anno in Italia circa 1000 mesoteliomi pleurici e un numero verosimilmente analogo di tumori polmonari. Si tratta quindi di un fenomeno largamente sommerso. Tra le cause di tale divario vi è la difficoltà nel ricostruire le esposizioni lavorative lontane nel tempo, la insorgenza della patologia neoplastica dopo il pensionamento, quando i lavoratori cessano di essere seguiti dai servizi di prevenzione competenti, nonché la non sufficiente attenzione e preparazione delle strutture di diagnosi e cura all'identificazione delle cause lavorative della patologia neoplastica.

Le strategie per l'intervento

La prevenzione primaria dei tumori professionali si ottiene in primo luogo attraverso interventi tecnologici mirati alla modificazione dei cicli lavorativi e degli agenti chimici impiegati, nonché con una capillare azione di formazione e informazione nei confronti dei lavoratori, come prevede la normativa vigente. L'efficacia di questi interventi è valutabile indirettamente attraverso studi epidemiologici, che confrontino l'incidenza dei tumori nelle stesse coorti lavorative prima e dopo gli interventi di prevenzione. Considerando i tempi di latenza delle neoplasie in esame (20-30 anni), è possibile oggi valutare l'efficacia degli interventi di prevenzione dei primi anni Settanta.

Appare prioritario attivare azioni che permettano la identificazione delle popolazioni di lavoratori a rischio di cancro nel contesto nazionale. In Italia la normativa prevede due sistemi nazionali di registrazione dell'esposizione: il registro degli esposti a cancerogeni previsto dal D.Lgs 626\94 ed il registro degli esposti ad amianto previsto dal D.Lgs 277\91. Ambedue i sistemi si basano sull'attivazione di flussi informativi tra le unità produttive, l'organo di vigilanza e l'ISPESL, presso di cui sono istituiti i registri di esposizione. I modelli e le modalità di registrazione sono stati predisposti dall'ISPESL. Tuttavia i decreti attuativi, cui la normativa rimanda per l'applicazione delle disposizioni, non sono ancora stati emanati. Appare necessario che tali strumenti ed i relativi flussi informativi siano al più presto adottati, al fine di attivare il previsto sistema nazionale di registrazione.

Sulla base delle considerazioni esposte, si rimanda all'iniziativa regionale l'elaborazione di piani per la prevenzione dei tumori professionali e si raccomanda il perseguimento dei seguenti obbiettivi:

Un contributo importante alla prevenzione dei tumori professionali può venire da un maggior coinvolgimento e partecipazione, su questa tematica, delle strutture di diagnosi e cura dei tumori. In particolare, si propone che per le due neoplasie professionali più frequenti, quelle polmonari e vescicali, le strutture del Servizio Sanitario Nazionale s'impegnino a raccogliere in modo standardizzato un'adeguata anamnesi lavorativa dei casi, utilizzando apposita modulistica ben sperimentata. Tali notizie dovranno far parte della documentazione clinica individuale. Dall'insieme di queste segnalazioni potrà derivare l'individuazione di eventuali focolai epidemici attualmente non riconosciuti, con la possibilità di attivare interventi di prevenzione mirati.

Raccomandazioni specifiche

1. Attivare piani per la sorveglianza a livello regionale in grado di identificare e classificare i comparti e le lavorazioni con impiego e produzione di cancerogeni, registrare i soggetti esposti a sostanze cancerogene come espressamente previsto dal DLgs 626/94, riconoscere la patologia tumorale dovuta ad esposizioni professionali.

2. Aumentare la sensibilità delle strutture del Servizio Sanitario Nazionale nel riconoscimento di tumori di origine professionale, adeguando le procedure attualmente carenti e deficitarie nella raccolta dell'anamnesi professionale dei casi. Ciò permetterà di migliorare la qualità delle informazioni relative ai casi di neoplasia di origine professionale, che devono essere trasmesse all'ISPESL, ai fini della registrazione nell'archivio nazionale dei casi di tumore di sospetta origine professionale, così come previsto all'art. 71 del d.Lgs 626/94. A tal fine, appare opportuno che le Amministrazioni Regionali predispongano apposite schede con l'elenco delle esposizioni e delle attività lavorative per le quali esiste evidenza di associazione con i tumori del polmone e della vescica.


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