2) ALIMENTAZIONE ED ALCOOL
Circa le abitudini alimentari il Piano sanitario nazionale fissa specifici obiettivi per adeguare l'Italia agli standard nutrizionali internazionalmente raccomandati, in quanto fattori in grado di aumentare la capacità individuale a controllare, mantenere e migliorare lo stato di salute in generale e probabilmente, anche nei confronti delle patologie neoplastiche
Prove sulla cancerogenicità o azione protettiva di costituenti dell'alimentazione
Non ancora del tutto esaurienti prove scientifiche indicano che ad alcuni comportamenti alimentari (es. una dieta ricca in verdura e frutta) potrebbe essere associata una diminuzione importante del rischio di cancro. La relativa concordanza tra gli studi per alcune abitudini alimentari può quindi consentire l'elaborazione di linee-guida di pratica applicazione pratiche.
Al contrario, per quanto riguarda le integrazioni alimentari con vitamine e/o elementi oligominerali, attualmente molto diffuse, non vi sono prove della loro efficacia per la prevenzione dei tumori, o addirittura è dimostrato un effetto negativo. In ogni caso, non è appropriato riportare tra le indicazioni di questi preparati la prevenzione del cancro.
Per quanto riguarda le prove, relative all'effetto cancerogeno o protettivo di diverse abitudini alimentari, si riporta nella scheda n. 2 una valutazione di adeguatezza basata su rassegne sistematiche pubblicate nella letteratura internazionale. Tale classificazione del livello qualitativo delle prove può tradursi in raccomandazioni più specifiche che sono qui di seguito riassunte:
A queste indicazioni si aggiunge la raccomandazione di controllare il peso, evitando sovrappeso ed obesità attraverso un adeguato apporto calorico ed un appropriato livello di esercizio fisico.
Pesticidi ed additivi
Oltre alla relazione tra nutrienti e rischio di cancro, va considerato anche il problema dei pesticidi e degli additivi. Una stima degli effetti dannosi alle concentrazioni abitualmente presenti nei cibi italiani è estremamente complessa. Sulla base dell'attuale legislazione e dei controlli effettuati nei paesi europei, la presenza di additivi o pesticidi non è tale da contrastare il suggerimento di mangiare molte porzioni di frutta o verdura al giorno. Tuttavia le incertezze sono tali e il problema interessa una popolazione così ampia, da richiedere specifici investimenti per la ricerca sulla tossicità a lungo termine dei pesticidi.
Si può fin da ora raccomandare, ai fini di riduzione dell'esposizione ad antiparassitari, in particolare per le fasce di popolazione più vulnerabili (come i bambini), di sbucciare la frutta fresca, o lavarla accuratamente, e di privilegiare il consumo di verdura e frutta coltivate con procedure biologiche o, quantomeno, con procedure di lotta ai parassiti guidata o integrata.
Prove sull'efficacia degli interventi di educazione alimentare
Il problema principale dell'educazione alimentare è costituito dalla difficoltà di valutarne l'efficacia e quantificarne l'effetto sul lungo periodo. Da studi condotti, le strategie risultate più efficaci sono le seguenti:
Le strategie per l'intervento
I decreti legislativi 502 e 517 ed il decreto legislativo 229, agli art.7 bis, 7 ter, 7 quater, identificano nei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL le strutture deputate alle attività di prevenzione primaria e di educazione alla salute. Inoltre, il D.M. 16/l0/1998 "Approvazione delle linee guida concernenti l'organimzione del Servizio di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione (SIAN) nell'ambito del Dipartimento di Prevenzione delle Aziende Sanitarie Locali" già prevede che l'Area Funzionale Igiene della Nutrizione svolga, tra l'altro, interventi di prevenzione nutrizionale anche nell'ambito della ristorazione collettiva e diffonda le linee guida. Affinché tali strutture garantiscano il rispetto degli obiettivi posti dal Piano Sanitario Nazionale, sono necessarie alcune tappe intermedie:
Non va peraltro sottovalutata l'esperienza specifica maturata in alcuni Dipartimenti Materno-Infantili sullo specifico problema dell'alimentazione. E' opportuno il coinvolgimento di tali strutture per la progettazione e l'implementazione dei programmi educativi. Nella stesura delle linee guida, è necessario tenere presente che, accanto agli interlocutori obbligati rappresentati dal mondo della scuola e della ristorazione collettiva, occorre coinvolgere nelle attività preventive, dopo una fase di sperimentazione e di fattibilità, i medici di medicina generale, soprattutto per quanto riguarda il "counseling" nutrizionale nei soggetti ad alto rischio, in particolare obesi e sovrappeso. A tal proposito occorre notare che, mentre il "counseling" nei soggetti sovrappeso può seguire metodiche analoghe a quello dedicato agli abituali fumatori (non dipendenti) e ai bevitori non alcolisti, il trattamento dell'obesità si configura sempre di più come una tematica ad alto contenuto clinico, che comporta un supporto specialistico sia psicologico che terapeutico.
Raccomandazioni specifiche
1. Alimentazione
Le raccomandazioni che seguono tengono conto delle esigenze di attuazione pratica di attività di prevenzione nonché delle esigenze di ricerca ad esse legate:
Alcool
Le prove scientifiche relative agli effetti dannosi dell'alcool sono di tale livello da non richiedere una revisione sistematica. Resta tuttavia irrisolto il problema dei rischi e dei benefici associati con il consumo di quantità medio-basse.
Numerosi studi indicano, infatti, che la relazione dose-risposta tra consumo di alcool e mortalità generale e da malattie cardiovascolari ha una forma ad U; la mortalità è cioè più bassa per i consumatori moderati rispetto a chi non beve affatto. Non è ancora chiaro come questi dati scientifici debbano tradursi in linee-guida operative. E' necessario inoltre valutare l'efficacia di diversi modelli di intervento educativo, e progettare un intervento di lotta contro l'abuso di alcool (non solo l'etilismo, ma consumi medio-alti), tenendo conto delle esperienze già in corso in Italia e delle revisioni sistematiche della letteratura