CPR-SRP 8.3.01 - Piano oncologico nazionale - Parte II - Gli obiettivi specifici intermedi: obiettivo specifico intermedio n° 4 - Prevenzione primaria dei tumori: abitudine al fumo

Piano oncologico nazionale - Parte II - Gli obiettivi specifici intermedi: obiettivo specifico intermedio n° 4: prevenzione primaria dei tumori

(Conferenza permanente per i rapporti tra lo stato le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, provvedimento 8 marzo 2001)

1) ABITUDINE AL FUMO

Il Piano sanitario Nazionale, in linea con gli intenti degli organismi sanitari internazionali, ha introdotto la lotta al tabagismo tra gli obiettivi diretti a promuovere comportamenti e stili di vita per la salute. Oltre ad auspicare la drastica diminuzione del numero dei fumatori attraverso il perseguimento di alcuni obiettivi, il Piano pone inoltre l'accento sulla necessità del rispetto della normativa esistente sul divieto di fumo.

Dal momento che il fumo di sigaretta è un importante fattore di sperequazione sociale nei confronti della salute, ogni intervento di cessazione del fumo, specialmente nei confronti dei gruppi sociali meno avvantaggiati, risponde all'obiettivo della riduzione delle diseguaglianze previsto dal P.S.N.

La rilevanza del fumo in Italia

La prevalenza dei fumatori attivi in Italia è ancora molto elevata (33.1% - 17.3 % rispettivamente degli uomini e delle donne in età superiore ai 14 anni, dati riferiti all'anno 1997).

La percentuale dei fumatori tra i 14 ed i 24 anni è addirittura aumentata negli ultimi anni (17.4 % nel 1993 e 20.5% nel 1997) (ISTAT 1998). Il fumo è altresì diffuso negli adolescenti di entrambi i sessi. Infatti, il 9% di loro sono fumatori abituali. L'abitudine al fumo dei ragazzi dipende fortemente dall'esempio fornito dai genitori. Inoltre, più del 50% dei bambini è correntemente esposto al fumo passivo nelle mura domestiche, soprattutto nella famiglie di condizione sociale più bassa.

Sono attribuibili al fumo di tabacco in Italia circa 90.000 morti l'anno, di cui oltre il 25% è compreso tra i 35 ed i 65 anni. Il fumo attivo rimane la principale causa di morbosità e mortalità nel nostro Paese, come in tutto il mondo occidentale. Al fumo sono attribuibili circa un terzo delle morti per cancro. Il fumo è dannoso ad ogni età, ma il rischio ad esso correlato di contrarre una patologia oncologica, è strettamente dipendente dalla data di inizio di tale abitudine. Infatti, una persona che inizia a fumare a 15 anni ha una probabilità tre volte superiore di ammalarsi di tumore rispetto ad un individuo che inizi a fumare all'età di 20 anni.

L'esposizione a fumo passivo è causa di aumento del rischio per tumore polmonare, infarto del miocardio e malattie respiratorie nei bambini.

Il fumo delle madri durante la gravidanza causa una significativa riduzione del peso alla nascita ed è responsabile di una quota considerevole delle morti improvvise del lattante, ha inoltre gravi conseguenze per lo sviluppo del lattante.

A fronte di tali dati epidemiologici, la consapevolezza degli effetti negativi del fumo in Italia è ancora sottostimata sia nella popolazione generale che tra il personale sanitario. Infatti, la prevalenza di fumatori tra i medici è paradossalmente più elevata di quella della popolazione generale.

L'efficacia degli interventi

In base alle evidenze disponibili, esistono valide prove di efficacia su una serie di misure di controllo del tabagismo quali:

Le strategie per l'intervento

Gli interventi sul fumo già realizzati in Italia sono sicuramente numerosi, ma hanno avuto carattere locale, poco integrato tra i servizi sanitari, educativi e di volontariato, che di volta in volta ne sono stati promotori. I momenti diversi dell'iniziazione e della dipendenza dal fumo richiedono azioni coordinate e competenze professionali complementari inserite in percorsi predefiniti e ben strutturati.

Si raccomanda fortemente pertanto, di programmare interventi di carattere nazionale, che coinvolgano un vasto numero di soggetti rispetto all'ambito specifico del SSN, che affrontino in chiave strategica il tema del fumo, concertino in modo organico le azioni, forniscano linee di indirizzo tecnico, individuino le risorse occorrenti e monitorizzino i risultati.

In tal senso un "Piano nazionale di lotta al fumo" dovrebbe prevedere azioni coordinate per:

Prevenire l'acquisizione dell'abitudine al fumo tra i giovani

La politica del prezzo può avere sicuramente effetti positivi tra i giovani, ma può indurre un incremento delle vendite dei prodotti di contrabbando, che deve essere contrastata in modo deciso. Occorrerà inoltre concertare una valutazione di efficacia del divieto di vendita dei tabacchi ai minori di 16 anni. Gli interventi informativi e educativi in ambito scolastico sono indubbiamente importanti per informare sugli effetti negativi del tabacco. Gli interventi di prevenzione per i giovani saranno efficaci se lo stresso articolato mondo della scuola fornirà un esempio coerente, tramite l'assunzione di modelli comportamentali che bandiscano il fumo dalle mura scolastiche, se le strutture del SSN forniranno immagini negative del fumo, se i mezzi di comunicazione forniranno uguali messaggi.

Appare opportuno che le amministrazioni regionali, in collaborazione con le istituzioni scolastiche, promuovano piani di interventi di educazione alla salute, rivolte ai ragazzi a partire dalla scuola dell'obbligo. Sono inoltre auspicabili attività di formazione degli insegnanti anche tramite la collaborazione delle strutture del S.S.N. quali ad esempio i Dipartimenti di prevenzione delle A.S.L.

L'impostazione degli interventi educativo-informativi rivolti ai giovani dovrà puntare sugli aspetti positivi di una vita libera da fumo, piuttosto che sui rischi alla salute da esso derivanti.

Favorire la cessazione del fumo tra i soggetti fumatori

E' affidata alla programmazione regionale l'implementazione di iniziative o programmi volti a favorire la cessazione del fumo nella pratica clinica ordinaria ospedaliera e territoriale. E' proponibile che, nell'ambito delle strutture del SSN, si costituiscano èquipe multidisciplinari che programmino gli interventi e coordinino i percorsi per la promozione di momenti formativi, educativi e del trattamento dei soggetti fumatori.

Un ruolo specifico nel programma di cessazione del fumo è svolto dal medico di medicina generale, nei confronti dei propri assistiti. I medici di medicina generale vedono gran parte della popolazione assistita ogni due anni e possono personalizzare e ripetere gli interventi. In considerazione della dipendenza farmacologica, di cui soffrono molti fumatori, che necessita di terapia sostitutiva della nicotina, trattamento la cui efficacia è stata documentata, è affidato al medico di base il compito di diagnosticare, con metodi standardizzati, lo stato di dipendenza da nicotina dei propri assistiti, al fine di indicare la terapia più adeguata per la disintossicazione. Appare peraltro opportuno adeguatamente sensibilizzare e formare i medici di medicina generale sui criteri diagnostici relativi alle caratteristiche della dipendenza e sulle linee guida più adeguate per facilitare la cessazione dell'abitudine al fumo.

Proteggere i non fumatori dall'esposizione a fumo passivo

Si rimanda ad un apposito e urgente intervento legislativo la chiara regolamentazione del divieto di fumo anche nei luoghi di frequentazione pubblica, esclusi dalla normativa vigente (bar, ristoranti, luoghi di lavoro confinati non aperti al pubblico).

Per quanto attiene la normativa vigente sul divieto di fumo nei luoghi pubblici, si sottolinea l'attuale non rispetto delle norme nelle strutture del S.S.N. e nelle strutture scolastiche e di istruzione superiore.

Raccomandazioni specifiche

Nell'auspicare l'avvio di un Piano nazionale contro il tabacco, si raccomanda il completamento della normativa vigente per la regolamentazione del divieto di fumo negli esercizi pubblici (bar, ristoranti) e nei luoghi di lavoro chiusi, non aperti al pubblico, al fine di tutelare la salute dei lavoratori anche dall'esposizione al fumo passivo.

Le Amministrazioni competenti dovrebbero esercitare idonee attività di stimolo e sorveglianza, al fine di garantire la piena applicazione ed il rispetto delle leggi vigenti. Si raccomandano inoltre interventi che assicurino il divieto di fumo in tutte le strutture sanitarie, pubbliche e private, in tutte le scuole di ordine e grado, nonché il rispetto del divieto di vendita di sigarette ai minori di 16 anni.

Si raccomanda inoltre l'avvio di campagne informativo-educative attraverso i mass-media e la scuola, caratterizzate da messaggi modulati a seconda della popolazione bersaglio.

A livello regionale, dovrebbero essere definite le caratteristiche specifiche del piano di lotta al fumo delle strutture del S.S.N., in modo da garantire programmi strutturati di cessazione e l'idonea attività di formazione per tutte le figure professionali del S.S.N.. E' altresì importante una capillare opera di informazione per favorire l'uso della terapia sostitutiva (Scheda n. 1).

Sarebbe opportuno prevedere la realizzazione di iniziative di formazione e sensibilizzazione dei medici di medicina generale e dei pediatri di base, nonché di tutto il personale sanitario, sulle problematiche del tabagismo e sulle modalità di approccio al paziente tabagico.

E', infatti, indispensabile che i medici di medicina generale, i pediatri di base, i ginecologi, e tutti gli operatori sanitari informino costantemente i pazienti sui danni del fumo e sui benefici della cessazione. Ogni intervento e suggerimento ai genitori nel periodo della gravidanza e perinatale può avere un impatto rilevante in termini di protezione dei bambini e rappresentare uno stimolo per smettere di fumare. Appare inoltre necessario concertare con i medici, gli operatori sanitari, organizzati nelle loro Associazioni ed Ordini Professionali, la introduzione nella pratica clinica di:

Per i Medici Competenti e gli operatori dei Servizi di Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro

Tutto il personale addetto alla sicurezza nei luoghi di lavoro ha un ruolo importante per la promozione della salute, anche per quel che riguarda l'esposizione a fumo di tabacco ambientale. I lavoratori dovranno essere informati sui rischi attribuibili alla esposizione a fumo passivo e sulle conseguenze per la salute della esposizione contemporanea a più sostanze cancerogene. Il datore di lavoro, inoltre, dovrà essere informato degli obblighi derivanti dalla normativa vigente, nello specifico l'art. 9 DPR 303/56, art. 9 L. 300/70, art. 1, 4, 31 D.Lgs 626/94.


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