CPR-SRP 8.3.01 - Piano oncologico nazionale - Parte II - Gli obiettivi specifici intermedi: obiettivo specifico intermedio n° 4 - Prevenzione primaria dei tumori: premessa

Piano oncologico nazionale - Parte II - Gli obiettivi specifici intermedi: obiettivo specifico intermedio n° 4: prevenzione primaria dei tumori

(Conferenza permanente per i rapporti tra lo stato le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, provvedimento 8 marzo 2001)

Premessa

La ricerca scientifica degli ultimi anni ha messo in evidenza diversi fattori di rischio, che hanno importanza nella comparsa dei tumori. L'insorgenza del cancro, patologia ad eziologia multifattoriale, è ascrivibile a molteplici fattori esogeni ed endogeni interagenti fra di loro. Si può affermare che una considerevole frazione dei tumori è attribuibile ad abitudini personali, quali il fumo di sigaretta, l'alimentazione, l'esposizione alle radiazioni ultraviolette solari o artificiali, ad agenti virali o ad esposizioni ambientali (cancerogeni in ambiente di lavoro, radon negli ambienti domestici, radiazioni inquinamento atmosferico). Nel complesso una quota significativa di neoplasie sarebbe quindi evitabile modificando gli stili di vita e riducendo l'esposizione ambientale. Si stima, infatti, che solo 1/4 delle neoplasie incidenti sarebbe inevitabile nell'ipotetica assenza di influenze ambientali.

La prevenzione primaria si fonda sul principio che, per diminuire il rischio di una malattia, occorre evitare o ridurre al minimo livello possibile l'esposizione agli agenti, che possono causare la malattia stessa o che possono contribuire ad aumentare il rischio di contrarla. I risultati della prevenzione primaria nei riguardi delle malattie cronico degenerative, fra cui le malattie tumorali, non possono che rimanere peraltro per lungo tempo dei non eventi, quindi, per loro natura, non quantificabili. Questa condizione porta spesso a minimizzare l'importanza della prevenzione primaria, soprattutto laddove la valutazione quantitativa dei rischi e dei benefici nei confronti dell'esposizione a specifiche sostanze risulta difficoltosa. Pur non essendovi ragione valida per sostenere che l'attività cancerogena di certe sostanze chimiche rimanga circoscritta all'interno delle fabbriche o quella del fumo limitata all'aspirazione volontaria del fumo di tabacco, le difficoltà di dimostrare una significatività statistica dei dati possono talora essere addotte come prova sufficiente di un'assenza di nocività.

Ciò ha avuto come conseguenza che, sebbene l'evidenza epidemiologica abbia suggerito che anche livelli di inquinamento medi o relativamente bassi possono avere effetti nocivi sulla salute, si sia verificato che le concentrazioni ambientali di inquinanti direttamente correlati alla produzione e consumo di energia, alle attività di alcune industrie ed all'uso massiccio di alcuni prodotti industriali, primo fra tutti l'automobile, continuino ad aumentare.

Il progredire delle conoscenze scientifiche sui meccanismi sottesi al processo multifattoriale e a più stadi della cancerogenesi è di massima utilità, sia per il miglioramento dei mezzi diagnostici e terapeutici sia per l'affinamento delle iniziative di prevenzione primaria. E' quindi auspicabile che misure di prevenzione primaria siano prese sulla base di tutti gli elementi conoscitivi disponibili. Occorre essere consapevoli che non si può aspettare di ottenere una completezza di informazioni e di dati, che la tecnologia attualmente a disposizione non è ancora in grado di fornire, per procrastinare l'adozione di misure di prevenzione. Infatti, occorre sottolineare che se la disponibilità di chiare prove di cancerogenicità di una esposizione impone un intervento preventivo, prove deboli o frammentarie non escludono affatto un'azione preventiva o cautelativa, se vi è fondato sospetto di effetti irreversibili a lungo termine.


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