In questo scenario epidemiologico-clinico, il Piano Oncologico Nazionale si propone di raggiungere i seguenti obiettivi primari:
Gli obiettivi primari del Piano Oncologico Nazionale possono essere raggiunti con un'appropriata metodologia, che consiste nella realizzazione di una concreta strategia globale di controllo del cancro, da perseguire attraverso l'individuazione, la programmazione, la pianificazione e l'attuazione pratica di adeguati interventi di sanità pubblica in campo oncologico.
Il razionale sul quale si basa la strategia globale del controllo del cancro deriva dalla complessità del fenomeno e dall'esigenza, che ne consegue, di utilizzare in modo integrato tutti gli strumenti attualmente disponibili per fronteggiare i diversi aspetti della malattia, che sono di seguito elencati:
La condizione, perché si realizzi un efficace intervento di controllo del cancro, è che le relative azioni siano adeguatamente coordinate ed integrate.
Solo realizzando l'integrazione organizzativa delle risorse dedicate alla prevenzione, alla diagnosi e, particolarmente, di quelle dedicate specificatamente alle cure oncologiche, è prevedibile il miglioramento dell'efficacia dei servizi sanitari.
Infatti, la possibilità di disporre di tecnologie di elevata qualità, sia a livello diagnostico sia terapeutico, e contestualmente il conseguimento delle migliori forme di integrazione di chirurgia, chemioterapia e radioterapia consentono di ottenere migliori risultati in termini di sopravvivenza, come dimostrato da studi recenti condotti dai Registri Tumori di popolazione italiana (ITACARE) ed europea (EUROCARE).
Questi studi hanno dimostrato che la sopravvivenza a lungo termine, a 5 e a 10 anni dalla diagnosi, dei casi affetti da tumore maligno, è aumentata significativamente negli ultimi venti anni, passando da valori del 30-35 % a valori del 40-45% e, per alcuni tumori, superando la soglia del 50%. Ciò ha comportato una riduzione del rischio globale di morte del 30% dal 1978 ad oggi.
Il dato che emerge con evidenza dallo studio ITACARE è che esistono significative differenze di sopravvivenza fra le diverse aree del paese, a sfavore delle regioni del centro-sud, rispetto a quelle del nord e che queste differenze riguardano quasi esclusivamente quei tumori che rispondono bene ai trattamenti convenzionali considerati.
Ciò dimostra che le possibilità di guarigione e di lunga sopravvivenza dei malati affetti da tumore maligno dipendono, in gran parte, dalla qualità dei servizi diagnostici e terapeutici erogati dai presidi di oncologia, dalla loro migliore integrazione e dall'organizzazione territoriale delle attività e delle strutture oncologiche di prevenzione, diagnosi e cura, in stretto collegamento con i Dipartimenti di Prevenzione ed i Distretti di cui agli art. n° 3 quater, 3 quinquies, 7bis, 7ter, 7quater del Decreto legislativo 229, e secondo quanto previsto dal D.M. 24.4.2000 "Progetto obiettivo materno infantile", pubblicato sulla G.U. n° 89 del 7.6.2000.
Come già precedentemente enunciato, in apparente contrasto con questi dati, che riguardano la sopravvivenza ed il rischio relativo di morte dei malati di cancro, sono i dati forniti dall'ISTAT e dal sistema dei Registri Tumori sulle variazioni geografiche dei tassi di incidenza e di mortalità per tumore, che risultano quasi dimezzati nelle regioni meridionali rispetto a quelle del nord.
Il fenomeno sembra chiamare in causa il ruolo dei fattori di rischio legati agli stili di vita ed alle condizioni ambientali e lavorative nel determinismo della malattia neoplastica e sembra anche dimostrare come ad una riduzione dell'incidenza corrisponda necessariamente anche una riduzione di mortalità.
Ne consegue che la strategia globale di controllo del cancro deve tenere conto oltre che delle potenzialità diagnostiche e terapeutiche anche delle possibilità di intervento in ambito preventivo, mirate sia alla modificazione degli stili di vita, che comportano un maggior rischio di ammalare di cancro, sia alla protezione, quando questa sia possibile, dei singoli individui e\o della popolazione generale, dai fattori di rischio ambientali o lavorativi, di tumore maligno.